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Casanova ad Otranto

Aggiornamento: 15 giu

Breve vicenda di un giovanissimo Casanova ad Otranto

Il Porto di Otranto in un quadro del 1792 di Jacob Philip Hackert
Il Porto di Otranto in un quadro del 1792 di Jacob Philip Hackert

Nel 1745 Giacomo Casanova, in uno dei suoi innumerevoli girovagare era a Corfù, all'epoca appartenente ancora a Venezia. Come racconta nella sua "Storia della mia vita" (Cap. XV), essendo stato informato che non ci sarebbero stati spettacoli per il carnevale, Casanova decide di recarsi ad Otranto per ingaggiare "una compagnia di comici" che ivi stanziava.

Partì da Corfù sul far della sera e, all'alba, arrivò ad Otranto "senza che i rematori dovessero bagnare i remi".

Una volta sbarcato, quando fece sapere che era venuto a prelevare una compagnia di comici da portare a Corfù, i capocomici di due compagnie che si trovavano in quel momento ad Otranto, andarono a parlargli.

Nacquero delle discussioni e il "capitano del porto mi disse che toccava a me risolvere la questione, scegliendo la compagnia che volevo vedere per prima, la napoletana e la siciliana".

Le due compagnie avevano per capocomico rispettivamente Don Fastidio e don Pasquale. "Dopo un'oretta arrivò don Fastidio con tutti i suoi attori e non vi dico la sorpresa quando tra gli altri scorse Petronio e sua sorella Marina che appena lo scorse corse ad abbracciarlo animosamente, provocando un gran pandemonio tra don Fastidio e el capitano del porto" che voleva porre in quarantena, al lazzaretto fuori città, la povera, piangente Marina. Tra gli attori notò "Petronio che faceva le parti di amoroso e mi disse che aveva una lettera di Teresa per me. scorsi un veneziano di mia conoscenza che faceva Pantaleone, tra attrici piacenti, un Pulcinella, uno Scaramuccia". Il capocomico fece sapere a Casanova che doveva recuperare almeno sei camere per venti persone, più un salone e dieci letti, pagargli le spese di viaggio e "trenta ducati napoletani al giorno".

Casanova poteva scegliere a suo piacimento le commedie. ma quando erano pronti a firmare il contratto, don Battaglia, l'altro capocomico, gridò dicendo che la faccenda di Marina era stata tutta una messinscena, un imbroglio cioè. Volarono le offese e le due compagnie "se le diederono di santa ragione". Continua casanova: "verso sera partii da Otranto con 20 comici e sei cassoni che contenevano l'armamentario teatrale. Il venticello di mezzogiorno che soffiava al momento della partenza mi avrebbe portato a Corfù in dieci ore se dopo un'ora di navigazione il mio carabuchiri non mi avesse detto di aver scorto al chiaro di luna una nave corsara. Non volevo correre rischi e perciò fece ammainare le vele e ritornai a Otranto. All'alba riprendemmo il mare con vento di ponente che sarebbe bastato a portarci a Corfù, ma dopo due ore di navigazione il capitano mi disse di aver avvisato un brigantino corsaro perché cercava di metterci sottovento. Gli dissi di cambiare rotta e di piegare a tribordo per vedere se ci seguiva: il timore eseguì la manovra e il brigantino fece lo stesso. Ormai non era più possibile tornare ad Otranto...".

Nel frattempo era calata la sera e grazie a un forte vento l'imbarcazione di Casanova sfuggì ai corsari e il giorno successivo arrivarono sani e salvi a Corfù dove aspettavano gli ufficiali per verificare la beltà delle attrici che "trovarono brutte, tranne Marina che accolse senza lagnarsi la notizia che potevo occuparmi di lei" avendo fatto abbondantemente prima e comunque "era sicuro che i corteggiatori non le sarebbero mancati" tra una commedia e l'altra. finisce così la breve vicenda otrantina di un Casanova ancora giovanissimo.


Di questo episodio otrantino raccontatoci da Casanova colpisce, tra l'altro, l'esistenza ancora a metà '700 della pirateria nel canale d'Otranto e nella "Storia" se ne parla come fenomeno naturale, quasi ovvio. Una storia della pirateria dalle nostre parti non è stata mai composta e si veda, per esempio, quanto spazio ebbe nella prima metà del Quattrocento quando i ragusei quasi quotidianamente erano costretti a ricorrere alla protezione di Giovannantonio Orsini del Balzo spesso impossibilitato - lo afferma lui stesso .- a impedire questo fenomeno.


Questo capitolo fa parte del libro "Salento improvviso e misterioso" a cura di Mario Cazzato, Edizioni Grifo





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